Cosa sono gli ETF e come scegliere quelli più adatti alle nostre esigenze. la Guida Pratica

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5 min

Ogni giorno si sente parlare molto spesso di ETF, ma in giro davvero pochi sanno cosa sono, come sceglierli ed acquistarli. In questa guida cercherò (nel mio piccolo) di colmare tale gap tra l’Italia e gli altri paesi europei, dove c’è una maggiore cultura dell’investimento in borsa e non nei buoni fruttiferi.

Gli exchange-traded fund (ETF) sono veicoli di investimento collettivo del risparmio, il cui obiettivo consiste nel replicare la performance di un determinato indice di mercato, chiamato benchmark.

La caratteristica peculiare degli ETF rispetto agli altri fondi indicizzati è la negoziabilità in continuo delle quote  su un mercato regolamentato a un prezzo che è noto in tempo reale e non solamente a fine giornata, come accade invece per i fondi comuni di investimento. Nella pratica, gli ETF si possono negoziare esattamente come le azioni, dunque è possibile venderli e comprarli in qualsiasi momento durante la giornata di contrattazioni.

Ogni ETF è correlato a un determinato indice di mercato e ne segue strettamente l’andamento, poiché è costituito da un noto portafoglio di strumenti finanziari che – fisicamente o sinteticamente – replica l’andamento del benchmark.

Il fatto di replicare passivamente la performance di un indice permette agli ETF di essere caratterizzati da commissioni di management molto basse (anche dello 0,05% per intenderci) e di non prevedere commissioni di ingresso, uscita o performance.

Sulla compravendita di quote di ETF si pagano però i costi di intermediazione e si sopporta il costo del bid-ask spread (vedremo dopo nello specifico di cosa si tratta).

Le possibili distinzioni tra gli ETF

Una prima distinzione che è possibile effettuare tra gli ETF è quella riguardante la politica distributiva dei flussi periodici (come cedole o dividendi) prodotte dagli asset sottostanti agli ETF:

  • se i flussi finanziari periodici sono reinvestiti nell’ETF stesso, si parla di ETF ad accumulazione dei proventi;
  • se i flussi finanziari periodici non sono reinvestiti nell’ETF stesso, bensì sono distribuiti al titolare dell’ETF, si parla di ETF a distribuzione dei proventi.

Tendo a sconsigliare gli ETF a distribuzione principalmente perché non  permettono di beneficiare dell’interesse composto in modo automatico, che nel lungo periodo fa realmente la differenza sul montante del nostro investimento.

Successivamente, è possibile distinguere gli ETF in base alla tipologia di asset class sottostante:

  • ETF azionari: hanno come sottostante indici azionari;
  • ETF obbligazionari: hanno come sottostante indici obbligazionari;
  • ETF Real Estate: hanno come sottostante indici costituiti da Real Estate Investment Trusts (REITS). I Reits sono società di investimento immobiliare e ci offrono il vantaggio di investire nel mercato immobiliare senza esporci al rischio di comprare una singola casa che si può deprezzare o può essere difficile da vendere;
  • ETF di mercato monetario: hanno come sottostante indici di obbligazioni a scadenza molto bassa, inferiore all’anno.

Per ciascuna asset class esistono davvero moltissimi indici, che possiamo distinguere in base a diversi fattori:

  • esposizione geografica: sono indici costituti da asset emessi da entità che si trovano in una determinata area geografica
  • esposizione settoriale: sono indici costituiti da asset, tipicamente azioni, operanti nello stesso settore di attività;
  • esposizione valutaria: sono indici costituiti da asset denominati in un’unica valuta;
  • esposizione dimensionale: sono indici costituiti da aziende solo di grandi, medie o piccole dimensioni.
  • strategia: esistono indici che includono solamente aziende che rispettano criteri di sostenibilità ambientale, oppure solo obbligazioni con scadenza tra i 3 e i 5 anni, e così via;

Per costruire un portafoglio di ETF realmente diversificato è importante tenere a mente queste caratteristiche, in particolar modo le prime 4: l’ultima cosa che vogliamo fare è esporci ad un unico stato, con aziende di un unico settore e magari solo di piccole dimensioni, e dunque solo ad un’unica valuta. Detto questo, penso che hai capito il senso della diversificazione.

Per poter iniziare a mettere in pratica quanto visto, vai su JustEtf.Com, clicca sul pulsante “Ricerca ETF” e potrai iniziare a cercare gli indici che replicano il sottostante che ti interessa.

Per confrontare i diversi indici una buona pratica è quella di guardare al rapporto rischio/rendimento, chiamato anche indice di Sharpe. Più è alto l’indice di Sharpe, più vuol dire che ogni unità di rischio dello strumento è stata remunerata da rendimenti passati. In altre parole, l’indice di Sharpe è un indicatore di efficienza di uno strumento finanziario.

Per leggere questa metrica, da JustEtf clicca su “seleziona colonne” e poi seleziona sia “Rend./rischio a 5 AA”  che “Rend./rischio a 3 AA“, poichè spesso il primo dato non è disponibile se l’ETF è giovane. Questo ti permetterà di scegliere gli indici caratterizzati dalla migliore combinazione rischio/rendimento, e successivamente scegliere l’ETF che permette di replicare nel modo migliore tale combinazione rischio/rendimento.

Relazione rischio/rendimento su JustEtf

Criteri di scelta degli ETF

Una volta determinati gli indici che vogliamo inserire in portafoglio, lo step successivo è individuare, tra i vari ETF disponibili, quale sia il migliore a replicare quel determinato indice.

Ipotizzando di voler replicare lo Stoxx Europe 600, l’indice costituito dalle maggiori 600 aziende nel continente Europeo ponderate per capitalizzazione, vai su JustEtf.com e nella barra di ricerca digita “Stoxx Europe 600” e poi clicca su “Visualizza tutti i risultati”.

Come vedi, ci escono 4 ETF emessi da altrettanti gestori. Come scegliere il migliore? I parametri che utilizzo io sono:

  • Dimensione: Indica il numero di milioni (nella valuta di riferimento) attualmente nel patrimonio dell’ETF. Maggiore è la dimensione, più facile sarà acquistare e vendere quote dell’ETF senza sostenere elevati costi dovuti al bid/ask spread (che vedremo a breve cos’è);
  • Politica distributiva: Preferisco sempre ETF ad accumulazione dei proventi;
  • Total Expense Ratio (TER): indica le commissioni a carico dell’ETF, che chiaramente devono essere le più basse possibili. Nota bene: le performance che vedi su JustETF sono al netto delle commissioni;
  • Tracking Error Volatility: un ETF potrebbe non essere in grado di replicare fedelmente l’indice benchmark per vari motivi. Noi vogliamo che l’ETF lo replichi quasi perfettamente, per cui vogliamo che la volatilità del “tracking error” sia la più bassa possibile. Per leggere questa metrica, apri la “scheda informativa” dell’ETF che trovi su JustEtf e dovresti essere in grado di trovare la specifica indicazione;
  • Modalità di replica: La replica del sottostante deve essere preferibilmente fisica. A breve in questo articolo ti spiegherò cos’è la replica;

Tutte queste informazioni puoi trovarle sempre su JustEtf, cliccando l’ETF di tuo interesse. Nello screenshot di seguito ti ho riportato tutti i punti della pagina da attenzionare:

Le prime informazioni rilevanti

Come funzionano tecnicamente gli ETF

Penso sia importante effettuare un breve excursus su come funzionino tecnicamente gli ETF, in modo da poterci trasformare in investitori realmente consapevoli.

In primis devo spiegarti cos’è il NAV di un ETF. Il NAV (Net Asset Value) è il valore di mercato di tutti gli asset all’interno del patrimonio dell’ETF, al netto di tutte le passività (tra cui le commissioni percepite dall’emittente dell’ETF, insomma quello 0,05% di cui ti parlavo prima, che è calcolato sul patrimonio del fondo) e diviso per il numero di quote in circolazione.

Ad esempio, se un ETF ha nel proprio patrimonio 100 azioni di Pippo S.p.A. ognuna al valore di mercato di 1€,  un debito nei confronti dell’emittente di 10€ e 100 quote in circolazione, il NAV di ciascun ETF sarà (100*1€ – 10€)/100 = 0,90€.

Le quote di ETF sono sottoscritte esclusivamente dai cosiddetti Partecipanti Autorizzati, solitamente tramite il conferimento nei confronti dell’emittente (es. Amundi, BlackRock, SPDR, ec…) in natura di un paniere di titoli che rispecchia la composizione dell’indice di riferimento dell’ETF. Successivamente, il Partecipante Autorizzato vende le quote dell’ETF sul mercato secondario.

Tuttavia, una piccola differenza tra NAV e prezzo dell’ETF (dato da domanda ed offerta nel book di negoziazione) permane, per questo motivo si dice che un ETF è quotato a sconto (se il prezzo è inferiore al NAV) oppure a premio (se il prezzo è superiore al NAV). Ai Partecipanti Autorizzati è concesso di sfruttare queste differenze per conseguire un arbitraggio.

Ad esempio, se un ETF azionario si deprezza rispetto ai titoli sottostanti, il partecipante autorizzato (PA) acquisterà quote dell’ETF nel mercato secondario e chiederà il riscatto all’emittente. L’emittente riconsegna i titoli sottostanti e il partecipante autorizzato potrà ora venderli traendo profitto nel mercato azionario, in quanto ora valgono di più rispetto al valore dell’ETF. Il partecipante autorizzato continuerà ad acquistare quote dell’ETF svalutato e venderà i titoli sopravvalutati finché i prezzi non si eguaglieranno ancora e non ci sarà più opportunità di profitto.

Questo genere di operazioni, numerosissime durante una giornata borsistica, consentono ai Partecipanti Autorizzati di guadagnarci ma permettono anche di mantenere al minimo lo scarto da NAV e prezzo.

Questo fa sì che i prezzi degli ETF non dipendano dall’incrocio di domanda ed offerta nel book di negoziazione, bensì esclusivamente dal sottostante del’ETF.

La replica del sottostante

Abbiamo visto che un ETF altro non è che un fondo a gestione passiva il cui unico scopo è quello di replicare un insieme di titoli come ad esempio un indice di mercato, uno specifico settore, una specifica tipologia di società (es. solo società francesi di piccole dimensioni), un insieme di obbligazioni corporate piuttosto che governative o addirittura tutto l’azionariato mondiale.

Per completezza, andremo a rispondere ad una domanda alla quale un investitore intelligente non può non saper dare una risposta:

Come fa l’ETF a replicare un paniere di titoli? Senza entrare in tecnicismi inutili, possiamo affermare che esistono essenzialmente tre tipi di replica:

  • Replica fisica: la società emittente acquista tutti i titoli di quel determinato paniere (Es. in un ETF sull’S&P 500, l’emittente dovrà acquistare tutti e 500 i titoli presenti, in proporzione al peso che ciascun titolo ha nell’indice). Questi ETF sono i più sicuri in quanto la società emittente possiede effettivamente i titoli
  • Replica sintetica unfunded: la società emittente acquista un paniere di titoli che concede ad una banca. La stessa società sottoscrive un contratto swap con la banca tale per cui riceverà il rendimento del benchmark dell’ETF (Es. dell’S&P 500) e la banca riceverà il rendimento del paniere di titoli che la società emittente gli ha prestato (questi titoli possono anche non essere quelli dell’indice di riferimento dell’ETF). È preferibile evitare questi ETF in quanto il patrimonio del fondo è garantito solo al 90%
  • Replica sintetica funded: la società emittente si serve di strumenti derivati (contratti swap) per replicare la performance di quel paniere di titoli. Nonostante l’emittente di fatto non possiede nessun titolo «fisico» con questi ETF il patrimonio dell’ETF è coperto al 100% dal contratto swap.

Il costo nascosto degli ETF: il bid/ask spread

Nonostante l’economicità di questo strumento sia indubbia, vi è un costo implicito che l’investitore intelligente non può ignorare: il BID/ASK SPREAD.

E’ possibile capire cos’è il Bid Ask Spread guardando al book di negoziazione, ovvero una tabella che si aggiorna in continuazione durante la giornata di negoziazione in borsa in cui confluiscono tutte le proposte di acquisto di chi vuole comprare un determinato strumento e le proposte di chi vuole venderlo. Il book di negoziazione si compone di due sezioni contrapposte:

  • la sezione bid (o denaro), che raduna le proposte di negoziazione di tutti quegli operatori che sono disposti ad acquistare quel dato strumento finanziario;
  • la sezione ask (o lettera), che riepiloga le proposte di negoziazione di tutti gli operatori che sono disposti a vendere quel dato strumento finanziario.

Il bid/ask spread non è altro che il differenziale tra il prezzo Denaro e il prezzo Lettera più alto. Rappresenta un costo perché quando vai a vendere l’ETF, non lo venderai al prezzo di mercato (ossia quello riportato nella piattaforma di trading) ma lo venderai al prezzo Denaro più alto e se il bid/ask spread è molto ampio, potresti perdere una bella percentuale sul prezzo di vendita.

Come ti spiegavo prima, il bid/ask spread tende a penalizzare chi compra e vende molto spesso quote di ETF, e dunque tende a pesare di meno se adottiamo la strategia buy and hold, ovvero compriamo l’ETF e lo deteniamo per il lungo periodo. Nonostante questo, penso che l’investitore debba sempre quantificare il bid/ask spread dell’ETF che sta acquistando così come deve sempre conoscere le sue spese di gestione annuali.

Per quantificare il bid/ask spread, ti basta andare sul sito Borsaitaliana.it, dalla sezione ETF seleziona STATISTICHE DI DETTAGLIO, successivamente clicca sull’ultimo mese disponibile e troverai l’elenco degli ETF negoziati a Piazza Affari, con un’indicazione nell’ultima colonna del Bid/Ask spread medio di periodo.

Come acquistare ETF nella pratica

Come abbiamo visto, gli ETF sono caratterizzati da costi ricorrenti molto ridotti, tuttavia per poter acquistare tali strumenti è necessario passare per le “forche caudine” dei Broker, che potrebbero addebitarci commissioni elevate, tale da rendere un investimento di capitale basso poco vantaggioso.

Alcuni broker arrivano a chiedere ben 19€ per ogni ordine, motivo per cui per acquistare 5 ETF si arriverebbe a sborsare ben 95€ di commissioni! Se l’investimento mensile fosse limitato a 500€, le commissioni inciderebbero per il 19%, decisamente troppo, considerando che andrebbe ad erodere la performance anche di 3 anni.

Altri broker, invece, addebitano una commissione in % del controvalore dell’ordine, che talvolta può arrivare allo 0,4% (40 punti base per intenderci), e senza alcun limite superiore. Dunque, se investissi 100’000€ pagheresti ben 400€

Come fare allora se una persona vuole investire poche centinaia di Euro al mese e non vuole far guadagnare esclusivamente il proprio broker?

Personalmente utilizzo DEGIRO per 3 motivi fondamentali:

  1. è uno dei broker con le commissioni più basse sul mercato;
  2. ha una lista di oltre 200 ETF a zero commissioni compresi i TOP su azioni USA, mondo, Europa, Asia oltre ai tematici e i settoriali;
  3. è una banca: Flatexbank Degiro quotata e regolamentata sul mercato tedesco;
  4. ha un’interfaccia semplice ed intuitiva

Per aprire il conto basta pochi minuti ed il versamento minimo è di 0,01€.

Aspetti fiscali

Per quanto riguarda gli aspetti fiscali, essendo DEGIRO un conto trading in regime dichiarativo, dovrai essere tu ad effettuare autonomamente la dichiarazione dei profitti generati dalle tue operazioni.  Il principale vantaggio del regime dichiarativo è che su eventuali operazioni chiuse in profitto non ci viene dedotta subito ed automaticamente la ritenuta fiscale, ergo potremo reinvestire tali soldi per farli fruttare da quel momento fino a quando andremo a pagare le tasse a giugno dell’anno successivo.

Esistono diversi commercialisti online che per poche decine di Euro ti possono aiutare con la dichiarazione dei profitti generati con DEGIRO, tra cui ti segnalo Tassetrading.it. Affidandoti a loro non dovrai preoccuparti di niente, se non a fornirgli un report che DEGIRO ti invierà a fine anno.

Se sei interessato ad investire in ETF da questo link, puoi apre il tuo conto DEGIRO in pochi minuti.

 

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