La storia non si ripete ma molto spesso fa rima. Quando terminerà questo bear market?

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6 minuti

Quando Mark Twain più di un secolo fa diceva che “la storia non si ripete ma molto spesso fa rima” probabilmente non immaginava un parallelo tra l’attuale bear market e quelli del ’74 e del 2001 eppure eccoci qua… mentre cerchiamo di capire quando terminerà questo bear market.

A breve iniziamo la rassegna degli avvenimenti che hanno mosso i mercati questa settimana ma prima voglio rispondere alla tua domanda. Sì, tanto lo so che hai una domanda…

La domanda che in fondo ci stiamo ponendo tutti, tutti coloro che guardano ai dati storici per lo meno.

Dai un’occhiata a questo grafico.

Performance annuali dell’S&P 500

Osservando le performance storiche dei mercati azionari, può venirci in mente una ed una sola domanda:

Ci aspettano ancora uno o addirittura altri due anni di discesa come accaduto nel 73-74 o come nel più “recente” 2000-2002?

In altre parole, quando terminerà questa bear market?

Piccolo spoiler: non credo succederà come nel 73 e nel 2000 ma ovviamente non fidarti sulla parola e cerchiamo di costruire insieme un ragionamento, basato come sempre su fatti e numeri.

Per farlo però, dobbiamo prima avere piena contezza della situazione attuale dei mercati e dell’economia.

La Situazione attuale

Ecco una panoramica delle performance delle principali asset class d’investimento:

Performance delle principali asset class

Come vedi i mercati azionari hanno ridotto di un bel po’ il rally di inizio anno, per quanto il bilancio 2023 resta saldamente in positivo, soprattutto sul fronte dei tecnologici e i beni ciclici.

La settimana sui mercati

Ecco cosa ha mosso i mercati questa settimana:

Ad alimentare il sell-off sulle azioni statunitensi ci ha pensato l’indicatore favorito dalla Fed: l’indice dei prezzi per le spese personali (PCE).

PCE e CPI a confronto

Come vedi da questa mia elaborazione grafica l’indice che misura l’aumento medio dei prezzi per i consumi personali statunitensi (PCE) è salito del 5,4% a gennaio. Questa è stata certamente una doccia fredda per gli investitori azionari.  L’indicatore più attenzionato dalla FED, non solo non è diminuito ma è addirittura aumentato rispetto al +5,3% di dicembre. L’inflazione invece, seppur di poco, ha continuato a decelerare a gennaio arrivando al 6,4% dal picco di giungo (9,1%).

La Legge di Murphy

Hai presente la Legge di Murphy secondo cui “se qualcosa può andar male, lo farà“? Beh, questa settimana non ci siamo fatti mancare niente…

Ecco alcune delle letture, a mio avviso, meno favorevoli per l’azionario:

  • le richieste di sussidi di disoccupazione sono state più basse del previsto;
  • le vendite di nuove case sono aumentate;
  • il sentiment dei consumatori è stato sorprendentemente rivisto al rialzo;
  • i rendimenti dei Treasury sono aumentati come evidente dall’immagine di successiva (ultima colonna);
Rendimenti dei Treasury sulle varie scadenze
  • il dollaro ha guadagnato terreno (anche come conseguenza dell’aumento dei rendimenti dei Treasury);
  • il prezzo del greggio è aumentato;
  • il gas naturale è schizzato da 2,15$ a 2,72$ seppur ancora vicino ai minimi di periodo (per fortuna).
Gas Naturale Stati Uniti

Ovviamente tutte queste metriche, assieme alle letture sul mercato del lavoro delle ultime settimane, hanno aumentato le probabilità che la FED aumenti nuovamente il ritmo di rialzo dei tassi d’interesse.

Le scommesse dei trader sul prossimo aumento del FOMC

Questo grafico mostra che i trader si attendono un aumento dei tassi d’interesse di 50 punti base al 27% di probabilità durante la prossima riunione del 22 marzo. Anche se la percentuale può sembrare relativamente bassa, questa è immensamente più alta rispetto allo 0,3% di un mese fa.

Gli investitori che in un primo momento avevano cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno, si sono quindi dovuti arrendere ai dati macro di gennaio ed hanno cominciato a vendere.

Perché non sono preoccupato?

Finora abbiamo visto una serie di dati effettivamente negativi per l’azionario ma ci stiamo scordando il quadro d’insieme. Come sempre gli investitori tendono a dare troppa importanza al presente (bias del presente) e si scordano di guardare ai fondamentali economici e agli insegnamenti della storia.

Vuoi una dimostrazione? Guarda l’immagine seguente:

L’emotività di Mr. Market

Come vedi i mercati tendono ad esasperare i movimenti subito dopo una “buona” o una “cattiva” notizia. Del resto questo gioco ruota tutto su una cosa: l’emotività. Se i mercati (inteso come le persone che vi partecipano) non fossero emotivi, non ci sarebbe un mercato degli scambi.

Tutti comprerebbero ad un prezzo equo e nessuno venderebbe mai a sconto preso dal panico o comprerebbe a prezzi assurdi preso dalla FOMO.

Cosa ci dice la storia?

Personalmente non so (nessuno può saperlo) se i mercati sperimenteranno un nuovo minimo rispetto a quello registrato ad ottobre ma ritengo che difficilmente avremo un altro anno (o addirittura due) in rosso. Vediamo perché.

Il confronto con la crisi del ’73-74

In molti scomodano confronti tra il momento attuale e l’economia americana ai tempi di Nixon.

Credo che un grafico (mia elaborazione modestamente) dica più di mille parole…

Mezzo secolo di economia USA in un grafico

Come vedi, all’epoca (1974) l’inflazione era al 12,3% (ora stiamo al 6,4%), la disoccupazione era al 7,2% (ora stiamo al 3,4%) e l’economia era in una profonda recessione con il PIL in calo per 2 anni di fila: -0,5% nel 73 e -0,2% nel 74 (ora stiamo intorno al +3%).

Ragazzi (e ragazze) voglio dire… non ci perdo neanche tempo ad approfondire un confronto basato su presupposti così agli antipodi.

Il confronto con la crisi del 2000/02

Beh, qui le similitudini sono un pochino più marcate. Ricordiamo che durante quei 3 anni, l’S&P ha perso oltre il 40% del proprio valore quindi è bene prestare attenzione.

Le somiglianze

Partiamo con le similitudini. Visto che già mi sono dilungato più del dovuto sarò breve:

  • Sia allora che oggi la Fed aveva inasprito la politica monetaria (anche nel 73 come vedrai di seguito)
La FED ha alzato i tassi in tutti e 3 bear market in analisi
  • Sia allora che oggi l’economia ha rallentato modestamente ma i consumatori sono rimasti forti;
  • Sia allora che oggi era necessario togliere un bel po’ di schiuma dal mercato. Con questo mi riferisco allo scoppio della bolla delle dot.com nel 2000/2001 e a quella delle crypto, dei tecnologici non redditizi e delle meme stock del 2021.

La differenza

Ecco però qual è la principale (ma sostanziale) differenza tra il bear market di inizio secolo e quello attuale:

Questo mercato ribassista non è stato innescato da una bolla azionaria.

Ok è vero… nel 2021 si sono formate sacche di bolle speculative che hanno contribuito a questo mercato ribassista, lo sappiamo, c’eravamo ed in qualche modo ci siamo cascati ancora.

La cosa importante da capire però è che a differenza di 22 anni fa, questo bear market non è dipeso dallo scoppio di quella “mini” bolla ma dalle tradizionali forze cicliche della politica monetaria.

L’inflazione è salita più del previsto per via dell’immenso fiume di denaro immesso sul mercato dallo Zio Sam negli ultimi anni (in particolare nel 2020 causa Covid) e la FED ha dovuto adottare misure “straordinarie” per contrastare in maniera decisa questo fenomeno distruttivo (l’inflazione).

La bolla di fine anni 90 e quella attuale

Per darti un’idea della differenza tra quella bolla e la nostra, basta pensare che nel 1999 il Nasdaq è stato scambiato ad un P/E vicino a 100, rispetto a 34,7 nel 2021. Ora siamo a 24,6.

Un nuovo mercato rialzista?

Nonostante sembri sempre più probabile che l’economia entrerà in una fase di contrazione economica, non mi aspetto che questa sarà particolarmente lunga né di forte intensità. Questo perché, così come avvenuto nel 2001, il mercato del lavoro e i consumi delle famiglie sono ancora in un buono stato di salute e ciò dovrebbe attenuare la recessione e permettere alla macchina economica di riuscire nel cosiddetto “atterraggio morbido“.

Vediamo quindi di rispondere alla nostra domanda iniziale: Quando terminerà questo bear market?

Prima di concludere la rassegna voglio ricordarti che ho aperto le iscrizioni al mio percorso sugli investimenti. Il corso è 100% pratico e si propone di fornire tutti gli strumenti per operare in modo consapevole sui mercati anche a chi parte da zero.

Il tuo migliore investimento

Se ti farà piacere, anche solo per curiosità, Accedi alla prova gratuita, ascolta quello che ho da dirti, non ti ruberò più del tempo necessario per capire se è “fuffa” o se magari posso darti davvero qualcosa…

Torando a noi, in base a tutte queste belle cose che abbiamo visto finora, è plausibile aspettarsi che questo mercato ribassista sarà meno grave di quello di inizio secolo ed ora ti dico perché…

Segui questo semplice ragionamento:

  • Dal picco del 2000 al minimo del 2002 le azioni sono calate del 49% ed il P/E dell’S&P 500 è sceso del 43%.
  • Anche se ormai lo abbiamo parzialmente recuperato, non scordiamoci che dal picco del 3 gennaio al minimo del 12 ottobre, le azioni sono scese del 33% nel 2022.
  • Se consideriamo che nel 2001 gli utili societari sono diminuiti di oltre il 16% mentre finora il calo si è limitato al 5,9%, allora è plausibile aspettarsi che il minimo di ottobre 2022 resterà intatto.

Piccolo disclaimer: sappiamo che l’irrazionalità dei mercati può condurci verso nuovi minimi nonostante i fondamentali economici lo escluderebbero. I mercati finanziari nel breve periodo non sono mai una scienza esatta, nel lungo periodo invece sì.

Con questo non voglio dire che non ci aspetteranno altri momenti ad elevata volatilità ma, stando ai dati storici e ad un minimo di “senso logico”, ritengo che potremmo assistere ad un nuovo mercato rialzista già verso la fine di quest’anno.

A tal proposito, l’invito che faccio è come sempre quello di restare lucidi durante i pullback (che non mancheranno), così come non farsi prendere dall’euforia per uno o due letture macroeconomiche migliori del previsto.

In parole povere: attieniti alla tua strategia ed approfitta dei ripiegamenti per entrare sulle value sottovalutate o sulle growth redditizie e con vantaggi competitivi rispetto ai competitor.

Se non hai una strategia e non padroneggi l’analisi di bilancio, beh… probabilmente ti perderai anche il prossimo bull market.

Scusa la franchezza e, come sempre, Grazie per l’attenzione.

The Investment Boss

Ricordo che questo articolo non deve essere interpretato come un consiglio di investimento specifico.

 

 

 

 

 

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